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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 18
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originale
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[18] Tum Velleius fidenter sane, ut solent isti, nihil tam verens, quam ne dubitare aliqua de re videretur, tamquam modo ex deorum concilio et ex Epicuri intermundiis descendisset, "Audite" inquit "non futtilis commenticiasque sententias, non opificem aedificatoremque mundi Platonis de Timaeo deum, nec anum fatidicam Stoicorum Pronoeam, quam Latine licet Providentiam dicere, neque vero mundum ipsum animo et sensibus praeditum, rutundum, ardentem, volubilem deum, portenta et miracula non disserentium philosophorum, sed somniantium.
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traduzione
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18. Allora Velleio con l'orgogliosa sicurezza che contraddistingue i seguaci di Epicuro, preoccupato solo di non
tradire la minima esitazione, cos? inizi? il suo dire, quasi fosse appena disceso dall'assemblea degli dei riuniti negli
spazi fra i mondi di Epicuro. ? State bene attenti, perch? da me non udrete enunciare concezioni inconsistenti e
fantastiche, non mi udrete parlare di un Dio artefice e costruttore dei mondo, come si legge nel platonico Timeo, n?
della vecchia profetessa degli stoici, la Pronoeam (in latino diciamo semplicemente ? provvidenza ?), n? di un mondo
fornito di mente e di sensibilit?, di una sorta di dio rotondo, ardente e ruotante intorno a se stesso. Costruzioni cos?
prodigiose e strabilianti come queste non sono certo frutto della meditata discussione di veri filosofi, ma solo sogni di
visionari.
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